Mattymecc
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Buonasera a tutti, apro questa discussione per tentare di trattare in modo complessivo un tema che più volte ho avuto modo di toccare, attraverso le discussioni sulle lunghezze di libera inflessione, le imperfezioni, gli effetti del secondo ordine... si tratta dell'analisi globale delle strutture in acciaio (anche se credo che i medesimi principi possano applicarsi alle strutture in generale).
Mi sono deciso a riprendere questo argomento in quanto ormai già due anni fa è uscita la seconda versione dell'Eurocodice 3, la norma EN 1993-1-1, che a differenza della norma precedente tratta in maniera molto più chiara l'argomento dell'analisi globale.
In particolare:
1) elenca in maniera chiara gli effetti che incidono sulla domanda strutturale e fornisce criteri che permettono di valutare se questi sono trascurabili nell'analisi;
2) descrive le varie tipologie di analisi globale che si possono condurre, e per ciascuna specifica le verifiche di resistenza e stabilità che sono necessarie.
In tanto di quali effetti dobbiamo tener conto secondo le norme?
a) deformabilità della struttura, quindi gli effetti del secondo ordine, sia locali (P-δ), che a livello di struttura, dovuti cioè allo spostamento relativo dei nodi (P-Δ);
b) le imperfezioni geometriche, anche questa volta sia locali (deviazioni dalla linearità delle travi/colonne), che a livello di struttura (errori di montaggio, non perpendicolarità delle colonne...);
c) la plasticizzazione della struttura, quando si trova soggetta a stati limite ultimi, e la conseguente incertezza nella determinazione della rigidezza degli elementi che la costituiscono [quest'ultimo requisito è imposto solo dalla norma AISC-360].
Qui sotto un estratto della norma AISC 360-22:

Tornando all'Eurocodice si prevedono, dopo aver determinato se gli effetti del secondo ordine sono rilevanti oppure no ai fini della valutazione della domanda strutturale, i seguenti tipi di analisi strutturale, indicati con le sigle da M0 ad M5:

I metodi si distinguono sostanzialmente a seconda degli effetti considerati in sede di analisi globale; i restanti effetti non considerati in tale sede si considerano attraverso le verifiche di stabilità, condotte con le relative "formule di interazione"...
A tali metodi rimane affiancato, anche se ormai è considerato secondario a causa delle sue importanti limitazioni, il classico metodo della lunghezza effettiva (ELM).
Volevo confrontarmi con voi riguardo a questo tema per capire cosa ne pensi chi ci lavora, in quanto il nuovo Eurocodice 3 propone metodi sicuramente raffinati, ma molto complessi da applicare alle strutture che si vedono tutti i giorni...
Infine c'è un dubbio che mi attanaglia: in alcuni dei metodi si considerano le imperfezioni globali in un'analisi globale di tipo non-lineare P-Δ (non anche P-δ), poi gli altri effetti (P-δ e imp. locali) vengono introdotti con le formule di interazione. Ha senso una cosa del genere? Formalmente gli effetti li considero tutti, ma quello che ottengo è quantomeno verosimile??
Mi sono deciso a riprendere questo argomento in quanto ormai già due anni fa è uscita la seconda versione dell'Eurocodice 3, la norma EN 1993-1-1, che a differenza della norma precedente tratta in maniera molto più chiara l'argomento dell'analisi globale.
In particolare:
1) elenca in maniera chiara gli effetti che incidono sulla domanda strutturale e fornisce criteri che permettono di valutare se questi sono trascurabili nell'analisi;
2) descrive le varie tipologie di analisi globale che si possono condurre, e per ciascuna specifica le verifiche di resistenza e stabilità che sono necessarie.
In tanto di quali effetti dobbiamo tener conto secondo le norme?
a) deformabilità della struttura, quindi gli effetti del secondo ordine, sia locali (P-δ), che a livello di struttura, dovuti cioè allo spostamento relativo dei nodi (P-Δ);
b) le imperfezioni geometriche, anche questa volta sia locali (deviazioni dalla linearità delle travi/colonne), che a livello di struttura (errori di montaggio, non perpendicolarità delle colonne...);
c) la plasticizzazione della struttura, quando si trova soggetta a stati limite ultimi, e la conseguente incertezza nella determinazione della rigidezza degli elementi che la costituiscono [quest'ultimo requisito è imposto solo dalla norma AISC-360].
Qui sotto un estratto della norma AISC 360-22:

Tornando all'Eurocodice si prevedono, dopo aver determinato se gli effetti del secondo ordine sono rilevanti oppure no ai fini della valutazione della domanda strutturale, i seguenti tipi di analisi strutturale, indicati con le sigle da M0 ad M5:

I metodi si distinguono sostanzialmente a seconda degli effetti considerati in sede di analisi globale; i restanti effetti non considerati in tale sede si considerano attraverso le verifiche di stabilità, condotte con le relative "formule di interazione"...
A tali metodi rimane affiancato, anche se ormai è considerato secondario a causa delle sue importanti limitazioni, il classico metodo della lunghezza effettiva (ELM).
Volevo confrontarmi con voi riguardo a questo tema per capire cosa ne pensi chi ci lavora, in quanto il nuovo Eurocodice 3 propone metodi sicuramente raffinati, ma molto complessi da applicare alle strutture che si vedono tutti i giorni...
Infine c'è un dubbio che mi attanaglia: in alcuni dei metodi si considerano le imperfezioni globali in un'analisi globale di tipo non-lineare P-Δ (non anche P-δ), poi gli altri effetti (P-δ e imp. locali) vengono introdotti con le formule di interazione. Ha senso una cosa del genere? Formalmente gli effetti li considero tutti, ma quello che ottengo è quantomeno verosimile??