r.saccon
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Buongiorno a tutti colleghi,
chiedo aiuto nell'aiutarmi a capire analogie e differenze tra le verifiche a instabilità (stabilità delle membrature §4.2.4.1.3 NTC18 e §8.3 EN1993-1-1:2022) e le analisi a buckling che si fanno coi software FEM, che dato un modello e la relativa CDC che si vuole verificare, calcolano un fattore amplificativo dei carichi (autovalori) e la relativa deformata relativa al modo di buckling considerato (che rappresenta gli autovettori se ricordo bene da dinamica delle strutture).
Vorrei chiedere se qualcuno ha già approfondito il discorso e vuole approfondire in questa discussione l'idea di fondo delle analisi suddette, ovvero in che modo "entrano in relazione".
Voglio fare un esempio "banale", e che calza nella mia comune esperienza: io utilizzo il software Straus7, che come ben saprete è un potentissimo FEM che sfortunatamente non ha post-processori di verifica delle strutture.
Se io modello la mia struttura e sotto tutte le CDC l'analisi a buckling che mi fa il programma mi da moltiplicatori di carico superiori all'unità (lasciano perdere in questo esempio imperfezioni e tolleranze che ovviamente "abbassano tale moltiplicatore, ma che qui non consideriamo), questo mi lascia intendere che l'instabilità avvenga con carichi superiori alle mie Combinazioni di carico agli SLU.
Questa è una condizione sufficiente per dire che le verifiche ad instabilità risulterebbero soddisfatte? Se la risposta è NO, cosa mi dice il moltiplicatore di carico nell'ottica "normativa"? O mi da il Mcr da utilizzare nelle verifiche da normativa?
Grazie a tutti quelli che vorranno contribuire costruttivamente alla discussione.
Grazie!
chiedo aiuto nell'aiutarmi a capire analogie e differenze tra le verifiche a instabilità (stabilità delle membrature §4.2.4.1.3 NTC18 e §8.3 EN1993-1-1:2022) e le analisi a buckling che si fanno coi software FEM, che dato un modello e la relativa CDC che si vuole verificare, calcolano un fattore amplificativo dei carichi (autovalori) e la relativa deformata relativa al modo di buckling considerato (che rappresenta gli autovettori se ricordo bene da dinamica delle strutture).
Vorrei chiedere se qualcuno ha già approfondito il discorso e vuole approfondire in questa discussione l'idea di fondo delle analisi suddette, ovvero in che modo "entrano in relazione".
Voglio fare un esempio "banale", e che calza nella mia comune esperienza: io utilizzo il software Straus7, che come ben saprete è un potentissimo FEM che sfortunatamente non ha post-processori di verifica delle strutture.
Se io modello la mia struttura e sotto tutte le CDC l'analisi a buckling che mi fa il programma mi da moltiplicatori di carico superiori all'unità (lasciano perdere in questo esempio imperfezioni e tolleranze che ovviamente "abbassano tale moltiplicatore, ma che qui non consideriamo), questo mi lascia intendere che l'instabilità avvenga con carichi superiori alle mie Combinazioni di carico agli SLU.
Questa è una condizione sufficiente per dire che le verifiche ad instabilità risulterebbero soddisfatte? Se la risposta è NO, cosa mi dice il moltiplicatore di carico nell'ottica "normativa"? O mi da il Mcr da utilizzare nelle verifiche da normativa?
Grazie a tutti quelli che vorranno contribuire costruttivamente alla discussione.
Grazie!